Personalmente non amo molto succhi di frutta e bevande alla frutta di qualsiasi genere, sia gassate che lisce.

Non le compro spesso ma qualche volta si, perché ai miei figli piacciono, soprattutto al piccolo.

Leggo attentamente le etichette per capire quanta frutta c’è davvero dentro, e quanti zuccheri aggiunti e additivi, ma tra le varie diciture si fa una gran confusione.

In più ci sono stati vari studi scientifici e linee guida di associazioni di pediatri (fuori dall’Italia) che anno consigli utili e contribuiscono a fare chiarezza su un mercato in espansione in cui non tutto è limpido.

Sappiamo benissimo che le aziende tendono a pensare più al profitto e alla “passione” di mamme e bambini per i succhi di frutta, apparentemente più sani di coca cola e affini, che alla qualità.

Per fortuna non tutte le aziende sono così ma non è facile separare quelle attente da quelle meno attente.

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In questo post cerco di offrirti gli strumenti che uso io per destreggiarmi nella giungla degli acquisti e della spesa alimentare in questo settore.

Il primissimo punto che voglio affrontare è dettato proprio dall’American Academy of Pediatrics, associazione di pediatri USA che ha aggiornato le proprie linee guida in tema di succhi di frutta:

i bambini sotto i 12 mesi di età non dovrebbero bere succo di frutta

Prima le linee guida parlavano di 6 mesi di età, ma nuovi studi (in particolare uno francese recente) hanno dimostrato che i succhi di frutta hanno uno scarso valore nutritivo (anche quelli 100% frutta) e la differenza con le classiche e demonizzate bevande zuccherate è minimo, soprattutto per quanto riguarda il rischio obesità e diabete.

I pediatri USA consigliano di proporre ai bambini frutta fresca biologica al posto dei succhi, questi ultimi non contengono fibre e nei più piccoli possono causare diarrea e limitato assorbimento dei farmaci.

Inoltre i succhi (anche quelli 100% frutta e biologici) hanno più probabilità di contenere tossine (per marcescenze e cattiva qualità delle materie prime), conservanti e pesticidi.

Insomma questa associazione USA e le ricerche non fanno una bella presentazione della frutta in brick e bottiglia.

Probabilmente anche gli omogeneizzati alla frutta potrebbero avere gli stessi identici problemi, ma queste ricerche non ne parlano…

Se non sono riuscita a terrorizzarti abbastanza e vuoi continuare a comprare succhi di frutta ecco un elenco delle varie diciture commerciali con, accanto, le caratteristiche indicate dalla legge italiana per percentuale di frutta e composizione dei vari prodotti:

Succo di frutta

Il succo di frutta, con questa specifica denominazione, deve essere composto da frutta al 100% senza aggiunta di zucchero aggiunto o altri additivi.

In etichetta troverai un 90% di frutta e un 10% circa di zucchero che è solo ed esclusivamente il fruttosio contenuto nella frutta di partenza.

Essendo succhi non contengono polpa quindi neppure più le fibre della frutta fresca e in buona misura neppure vitamine e antiossidanti sensibili ad ossidazione e luce.

Nettare di frutta

Il nettare ha una percentuale di frutta che va dal 50% al 25%, insieme alla frutta vengono aggiunti acqua, zuccheri (fino a un massimo di 20% del peso) e additivi antiossidanti e/o acidificanti, ma non sono consentiti conservanti e aromi artificiali.

La dicitura in etichetta può essere anche “succo e polpa” quando ottenuti da frutti più compatti come le pere o le pesche.

Bevanda alla frutta

La bevanda alla frutta ha un contenuto di frutta che va dal 24% al 12%, che è il limite minimo a cui si aggiungono acqua, zuccheri e additivi vari (anche aromi, coloranti e conservanti).

Frullato/Frappè

Questo tipo di bevanda alla frutta è spesso di tipo artigianale, si gusta in locali che la preparano sul momento o a casa, e prevede frutta frullata con l’aggiunta di latte fresco o gelato.

Accanto ai frullati realmente artigianali bisogna fare attenzione, quando si va in un locale, che non vengano usati semilavorati che rendono i frullati ascrivibili ai prodotti industriali molto meno nutrienti.

A casa invece via libera ai frappè fatti con frutta fresca frullata sul momento e buon latte o gelato, magari fatto in casa anche quest’ultimo 🙂

Smoothie

Simili ai frullati, prevedono l’aggiunta di yogurt alla frutta frullata, anche in questo caso vengono fatti spesso sul momento in modo artigianale, sia nei locali sia a casa propria.

Estratto

Per fare l’estratto di frutta (o verdura) serve l’estrattore, un piccolo elettrodomestico che pressa, schiacchia la frutta a freddo facendo fuoriuscire succo e una piccola parte di polpa.

La quantità di fibre nell’estratto è bassa ma vengono mantenute vitamine ed antiossidanti se la bevanda viene consumata subito.

Con gli scarti dell’estrattore puoi realizzare altre ricette (come biscotti e torte) recuperando le fibre e le sostanze buone che restano nella frutta fresca schiacciata.

Con la polpa di scarto puoi anche fare dei ghiaccioli, mettendola a congelare in freezer negli appositi stampi con lo stecchino.

Centrifuga

La centrifuga è simile all’estratto, in questo caso serve un altro piccolo elettrodomestico che invece di schiacciare la frutta funziona con delle lame che la sminuzzano.

In questo caso le lame producono calore, anche piuttosto elevato, quindi antiossidanti e vitamine sensibili al calore vanno perduti.

Gli scarti della centrifuga puoi usarli in modo simile a quelli dell’estrattore, per tante ricettine buone e salutari, in modo da non buttare via niente o quasi.